lunedì, febbraio 27, 2006

 

Ue: su Suez-Gdf nessun problema
Operazione verra' comunque 'valutata con grande attenzione'
(ANSA) - BRUXELLES, 27 FEB - La Commissione Ue non ha indizi sulla violazione della libera circolazione dei capitali in Europa, in riferimento a Suez e GdF. Lo ha dichiarato a Bruxelles Johannes Laitenberger, portavoce della Commissione. Se l'operazione verra' notificata, Bruxelles la valutera' 'con la piu' grande determinazione e nei dettagli, per stabilire se e' compatibile con le regole del mercato interno della concorrenza'.

La libera concorrenza intena all'Unione Europea, il fulcro attorno al quale ruota la stessa essenza di Europa fin dalla costituzione della CEE, è messa seriamente in dubbio dalle ultime vicende legate all'intervento del governo francese per bloccare l'avanzata di Enel sul mercato transalpino. Quel mercato aperto all'interno dell'Unione tanto decantato sembra rimanere tale, quindi, solo finché non si toccano interessi sufficientemente importanti.
Come per tutte le politiche (in genere tutti i comportamenti) di interesse, alla fine è solo una questione "di prezzo".
Vale a dire: si può ritenere che per alcuni settori che i vari governi ritengono strategici si possano gettare dietro le spalle quei principi con cui ci si riempiva la bocca poco prima e che si utilizzavano a difesa della libertà delle proprie imprese di operare indistintamente in Italia come in Grecia o in Danimarca? Evidentemente il settore energetico, in un contesto in cui sembra manifestarsi per alcuni Stati uno stato di necessità, quand'anche non una vera e propria crisi, riveste oggi ancora più che in passato una primarietà che lo sottrae a ogni principio "di ordine superiore".
Per certi versi è anche una questione comprensibile, il matenimento in mani amiche il controllo di certi settori, ma quest'ottica nazionalista infligge pesanti ferite alla credibilità e sostenibilità del processo di integrazione europea ed alla costruzione di solide strutture politiche comuni, specialmente in seguito al fallimento dei referendum per la Costituzione Europea (guarda caso proprio in Francia).
Con un'Europa cui manca il coraggio (ed, evidentemente, la coscienza e la forza) di darsi istituzioni comuni ed un potere legislativo ed esecutivo effettivo a Parlamento e Commissione, l'idea comunitaria vacilla pericolosamente. Quando gli Stati rinunciano all'apertura verso i propri vicini, ammettono, in sostanza, coi fatti, la propria mancanza di volontà europea. Indipendentemente dalle dichiarazioni di facciata.
Presumibilmente un compromesso farcito da qualche concessione agli italiani respinti sarà il risultato dell'intervento di Bruxelles.
Una toppa.
Poco.
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Un oggetto volante non identificato? No.... Bush

27 febbraio 2006

«Salutò alcuni agenti della polizia e poi perse il controllo»
Bush non sa andare in bici con una mano
Diffuso il rapporto della polizia sull'incidente avvenuto durante il vertice del G8 a Gleneagles

Bush dopo il primo incidente in bici, avvenuto nel maggio 2004 (Internet)
Il «comandante in capo» è davvero una frana quando sale sulle due ruote
. Lo dice un rapporto stilato dalla polizia scozzese del Perthshire che inchioda George W. Bush senza appello. Il presidente Usa non sa andare in bicicletta e, al tempo stesso, salutare con la mano, è quanto in buona sostanza dichiarano gli agenti.

L'incidente in questione risale al 6 luglio 2005. È il primo giorno del vertice del G8 ospitato a Gleneagles, in Scozia. Summit super-blindato per la presenza nella zona di gruppi no-global.

Prima dell'inizio dei lavori Bush decide comunque di fare una pedalata distensiva nel parco del resort esclusivo dove alloggia. Qui incrocia alcuni agenti della polizia locale. Solleva la mano dal manubrio per salutarli. Non l'avessa mai fatto... L'esito di quel gesto è disastroso: graffi e sbucciature alle braccia e alle gambe per George W. E non solo. Un poliziotto viene investito dal mezzo guidato dal presidente e finisce in ospedale. La prima versione ufficiale riferisce di un ruzzolone nel tentativo di frenare, complice la pioggia. Ora si scopre che le cose sono andate in modo leggermente diverso.

Questa la ricostruzione dei fatti secondo il rapporto della polizia: «L'unità aveva avuto disposizione di controllare l'incrocio tra l'Aucherarder e la Braco Road al momento del transito in bicicletta del presidente degli Stati Uniti. Alle 18 circa il presidente si avvicinava in velocità all'incrocio; la strada al momento era sgombra. Al momento di superare il punto indicato, il presidente sollevava la mano sinistra per salutare gli agenti mentre pronunciava ad alta voce: «Grazie, ragazzi, di essere venuti».

Prosegue il comunicato: «Mentre compiva queste due azioni il presidente degli Stati Uniti perdeva il controllo del mezzo, cadeva rovinosamente e finiva con il proprio corpo e con la bicicletta sugli stinchi del funzionario di polizia. Questi, cadendo, picchiava la testa».

Il rapporto precisa anche come Bush abbia continuato a scivolare sull'asfalto per altri cinque metri buoni, dopo avere abbattuto il poliziotto, cui sono state poi date due settimane di prognosi. La Casa Bianca si affrettò invece a dire che il ricovero dell'agente era durato poche ore. Sulla cartella clinica del poliziotto, la causa dell'infortunio fu registrata come «contusione da oggetto volante o in movimento».

Bush può comunque consolarsi, visto che gli è stata risparmiata l'umiliazione di vedersi appioppata una multa per guida pericolosa in bicicletta: l'infrazione esiste davvero nel Perthshire e la polizia locale l'anno scorso ne sanzionò tre.

Bush non è nuovo agli incidente in bici. Nel maggio del 2004 si rese protagonista di una caduta sulle colline attorno al suo ranch di Crawford, nel Texas. Il presidente si sbucciò la mano e si provocò escoriazioni al mento.

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/02_Febbraio/27/bush.shtml

mercoledì, febbraio 22, 2006

 

Comunicazione elettorale di frontiera

Quando si limita in una qualche misura la libertà d'espressione nascono inevitabilmente degli obbrobri mediatici eticamente per lo meno discutibili.
Così, quell'"arma di difesa" spuntata e autoreferenziale che fu istituita per garantire pari accesso ai media, la legge sulla par condicio, è stata da sempre oggetto di valutazioni negative sotto diverse prospettive. Adesso, con la previsione di una conferenza stampa finale del Presidente del Consiglio siamo arrivati al ridicolo stravolgimento della ratio ispiratrice della norma.
Ma gli italiano si sa, hanno bisogno del sermone finale. L'ultima parola è sempre la più preziosa.

Fatto sta che la parola non è libera di dispiegare per intero i propri significati (non che sempre ne abbia, ma è meglio farne una questione di principio). Resta veicolata entro recinti prefabbricati e sembra di vedere una partita a filetto, dove una mossa richiama la successiva e la scarsità degli argomenti fa presto emergere la noia. Dibattiti abulici, politici castrati, davvero quanto di più chiaro per far comprendere all'elettore i programmi delle opposte tifoserie.
Si dirà che la politica è altro, vola sopra e che la tv è solo un mezzo, per quanto importante.
Lo ritengo fuorviante. La realtà parallela della televisione, per quanto fittizia, si concretizza nella mente di chi la guarda andando a cementare le idee (e gli interessi) già sviluppate. Comunque convince. Altrimenti non ci si andrebbe, vi pare?
Ben differente sembra la logica, ad esempio, dei cartelloni. Che hanno la funzione di ricordare inconsiamente la presenza di questo e di quel mesaggio. Sono dei puntelli della memoria.

Quindi, fatta la legge, cercato l'inganno. Tanto lo disse lo stesso Berlusconi che era etico e conprensibile l'evadere le tasse.
Sicchè, dice: come faccio a rendermi presente intorno ai miei spettatori una volta che ho sparato le cartucce in ogni immaginabile trasmissione di nani e ballerine per accaparrare quanto più tempo televisivo possibile prima dell'inizio del limitatore?
Semplice e furbesco. Non potendo creare la notizia, la si va a cercare a casa. Se è domenica, si va a visitare Totti in clinica (come non preoccuparsi di una frattura del n. 10 della propria squadra del cuore ed accorrere al suo capezzale?).
Altrimenti ci sono sempre gli amici:
Basta poco, che cce vo'?
Casa Bianca: Bush ospita Berlusconi
Ufficializzato l'incontro che si terrà il 28 febbraio
(ANSA) - WASHINGTON, 22 FEB - La Casa Bianca ha ufficialmente annunciato la visita del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi. Aprendo il briefing quotidiano, il portavoce del presidente George W. Bush, Scott McClellan, ha indicato che Berlusconi sara' ospite di Bush martedi' 28 febbraio. McClellan ha accompagnato l'annuncio con espressioni d'apprezzamento per l'Italia. Il primo marzo, il premier italiano fara' un discorso di fronte al Congresso riunito in sessione plenaria.

Ahh se i politici potessero parlare.
E se poi avessero anche cose intelligenti da dire.... che brivido!!

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Un investimento sicuro

Tratto da La Stampa

DA NAPOLI AL CENTRO DEL PROGRAMMA: «I RAGAZZI SARANNO SOSTENUTI FINO ALLA MAGGIORE ETA’»
Prodi: «Daremo 2500 euro per ogni bimbo»
Il piano-famiglia del Professore: «Anche 3000 asili nido»
22/2/2006
Fabio Martini

NAPOLI. Al pittoresco Circolo artistico, in una piccola sala affollata e rumoreggiante, Romano Prodi annuncia ai cronisti che è sua intenzione lanciare da Napoli «le nuove politiche della famiglia» del centrosinistra. Ma il Professore legge da un foglio che lui stesso sovrappone al microfono, con l'effetto di rendere ancora più ovattata la sua voce sussurrata. Nel faticoso tentativo di
«parlare di cose concrete anziché buttarla in rissa come vorrebbe Berlusconi», Romano Prodi deve superare questi maldestri ostacoli, anche se - testardo come è - porta avanti la sua scommessa di snocciolare uno alla volta i punti più "seducenti" del programma, altrimenti spalmato nel famoso tomo di quasi 300 pagine.

E da Napoli Prodi annuncia che, se vincerà le elezioni, il suo governo assegnerà «a partire dalla prima Finanziaria, un assegno pari a 2500 euro all'anno per ogni bimbo dagli 0 ai 3 anni e fino alla maggiore età». E anche se la cifra base - quasi cinque milioni di vecchie lire - non si capisce quanto sia destinata a mutare in relazione ai redditi familiari, l'altra novità riguarda la platea alla quale Prodi intende rivolgersi: «Sino ad oggi quasi tutte le politiche di sostegno alla famiglia hanno interessato i lavoratori dipendenti, mentre noi intendiamo rivolgerci anche al lavoro non dipendente, ai lavoratori marginali, ai cittadini che non hanno redditi imponibili».

Prodi ha anche ripetuto una proposta già scandita altre volte, la promessa di costruire nei prossimi anni 3000 nuovi asili nido, innovando «rispetto alla campagna demagogica del governo sui nidi aziendali, una proposta dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale». Certo, non è semplice "bucare" il video e l'informazione dei Tg con proposte concrete, seppure originali. Prodi ci sta provando. Prima lo ha fatto con il piano per ridurre il costo del lavoro, addolcendo il cuneo fiscale; poi ha lanciato l'idea di ridurre l'Ici, ora da Napoli lancia l'assegno per i bebè.

Tutte proposte che, nel solco della tradizione prodiana, non sono definite da titoli né seducenti né memorabili (il cuneo, l'Ici, la nuova politica per la famiglia) ma che comunque il Professore cerca di spiegare nel dettaglio, provando a dimostrarne la compatibilità economica. Tanto per cominciare - e sapendo che questo è un fronte difficile per l'Unione - Prodi tesse l'apologia della famiglia: «Resta la struttura sociale più forte del Paese, è un importante ammortizzatore sociale, è il soggetto più importante delle solidarietà generazionali».

La destra? «Tante parole, pochissimi fatti» e dunque l'Unione immagina di «riorganizzare gli strumenti attuali per estendere i benefici a tutte le famiglie», istituendo «un assegno che garantisca tutti i bambini, un sostegno di tipo universalistico che sarà erogato in funzione delle condizioni economiche della famiglia e del numero dei figli ma destinato a sostenere in primo luogo i redditi medio-bassi».

Prodi, prevenendo il fondato sospetto di un annuncio in chiave pre-elettorale, ha spiegato che l'assegno per i bebè «è destinato a produrre un onere di spesa di 800 milioni di euro per il primo anno, di 270 milioni negli anni successivi, mentre a regime la spesa complessiva sarebbe di 4 miliardi di euro», anche se non è del tutto chiaro come sarà possibile via via estendere il beneficio dell'assegno «a tutti i nati negli anni precedenti sino a coprire tutte le famiglie con minori». In serata Prodi ha partecipato ad una manifestazione al vecchio teatro Politeama, assieme a quasi tutti i notabili campani. Oltre alle scontate presenze del presidente della Regione Antonio Bassolino e del sindaco Rosa Russo Jervolino, in prima fila notato Ciriaco De Mita che, quando Prodi è comparso sul palco, si è prodotto anche in un applauso.

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DONNE!!
Alla peggio ci si dirà "è stato un piacere".....

Astenersi perditempo!!

domenica, febbraio 19, 2006

 

Quando si dà respondabilità di governo alle teste.... Calderoli

Essere provocatori piò essere quel qualcosa in più in certi contesti. Nella vita di ogni giorno, finché non si va urtare la sensibilità delle persone recando loro dei disagi, aggiunge sapori e coloriture. nello spettacolo si cerca di stimolare la reazione degli spettatori.
Non così in politica. E' vero: un provocatore riesce a catalizzare l'attenzione e, attraverso le sue semplificazioni concettuali, ad attirare il consenso di chi non ha tanto tempo da perdere con la disamina di una questione su cui decidere. Le soluzioni ai problemi reali, tuttavia, non possono essere affidate all'estro provocatorio di un momento od a mistificazioni delle interrelazioni causa-effetto esistenti tra gli oggetti del discutere. Ovvero, se "take it simple, stupid" è una regola aurea in ogni campo (come approccio in grado di evitare storture concettuali, senza per questo nulla togliere alle analisi che devono essere approfondite), la sua applicazione ad ogni sfera decisionale ha semplicemente dello stupido, in quanto non rispetta la propria evidente ignoranza delle cose che ogni atteggiamento semplicistico di per sé confessa.
In questo senso Calderoli ha dato nel tempo notevoli prove di quanto siano grandi i limiti delle chiacchiere da bar o da assemblea condominiale fattesi politica. Il punto saliente è che i ministri sono tenuti a dare il meglio per la soluzione dei bisogni dei cittadini e delle eventuali problematiche emergenti.
Ma se tu, mio incaricato indiretto e con responsabilità di governo, ti metti a fare il provocatore gettando benzina sul fuoco, sei quanto di più lontano dal profilo del politico. Puoi al massimo andare a fare caciara a qualche trasmissione televisiva in mezzo al pubblico urlante. Sono certo della autenticità delle convinzioni del ministro leghista, ma non è questo il punto. Manca decisamente lo spessore e questo non lo scopriamo solo ora.
Ha ragione Prodi quando dice che le dimissioni sono un atto inevitabile, ma tardivo. Si chiude la stalla quando i buoi sono scappati. La responsabilità di Calderlo c'è già nel momento in cui si inizia a parlare delle sue magliette. Nasce lì. E lì doveva terminare.
Occorre sgombrare il campo da ogni possibile equivoco.
La responsabilità del ministro nulla toglie alle enormi responsabilità dei fatti accaduti. Evidentemente ci giungono solo notizie filtrate, ma è difficile immaginare che le colpe delle violenze in Libia non siano da condividere tra i manifestanti ed il governo e la polizia locale. Per quanto si possano subire provocazioni, non è accettabile far uso di violenza, tantomeno sparare sulla folla.
Fermarsi qui sarebbe facile. Però la verità sta sotto. Quali relazioni e associazioni emotive si celano sotto i comportamenti dei manifestanti libici? E' immaginabile hce ci sia ancora un vasto strato di popolazione locale che serva astio, se non odio, nei confronti degli italiani. Straschi da colonialismo vecchio e nuovo. Si può anche pensare che la cultura prevalente sia relativamente inferiore come grado di scolarizzzazione rispetto all'Europa e certo distante dai nostri modelli. Le sirene integraliste, inoltre, alla fine finiscono per fare sentire il loro richiamo anche ai più moderati che, vuoi per mancanza di forza nel sostenere delle posizioni certo meno risolute rispetto agli estremisti derivante da mancanza di evidenze alla sostenibilità dei propri argomenti, vuoi per non perdere l'aggancio con la propria identità (il cui spostarsi verso posizioni più radicali li spiazza, ma non meno del rimanere soli a combattere isolati per le proprie idee), finiscono per spostare il proprio baricentro politico.
Ma questi molto banali ragionamenti, si è in grado di farli dalla propria poltrona di governo?
Quante capre......

lunedì, febbraio 13, 2006

 

D'Ambrosio, ma che monotono.....

Ecco il primo intervento attribuito al D'Ambrosio politico:


ELEZIONI/ D'AMBROSIO: BERLUSCONI UN PERICOLO PER LA DEMOCRAZIA
"Dittatura? Le cose non ritornano mai nella stessa maniera"
13-02-2006 21:38


Roma, 13 feb. (Apcom) - "Berlusconi è un pericolo per la democrazia. Basta guardare la riforma costituzionale che rafforza enormemente i poteri del premier. Siamo in pericolo di dittatura? Le cose non ritornano mai alla stessa maniera". E' quello che ha dichiarato l'ex giudice Gerardo D'Ambrosio in una intervista esclusiva a Pierluigi Diaco durante la trasmissione d'approfondimento politico Era LaRai 21.15.

http://notizie.virgilio.it/notizie/search/index.html?filter=foglia&nsid=11850014&mod=foglia&pmk=rss


Certo, se ci limitassimo a questo commento, non si potrebbe dire che l'ex magistrato brilli di fantasia. L'impressione è quella di chi serbava chissà quale verità per il mondo e ora finalmente se ne libera credendo di aver fatto chissà ché.
In effetti, anche per volare alto sulle polemiche relative alla sua candidatura, D'Ambrosio avrebbe più proficuamente parlato non entrando in contatto diretto con l'arcinoto argomento Berlusconi.
Non c'era bisogno, insomma, di una nuova voce nel coro a cantare il solito ritornello. Dovrebbe invece cercare di diversificarsi: ci sarebbe bisogno di figure in grado di essere naturalmente autorevoli...

domenica, febbraio 12, 2006

 

Il "falso" vantaggio del centrodestra

Ieri, intervenendo ad Ancona ad una convention di Forza Italia, Berluscono ha giocato la carta dell'immagine del "sorpasso" nei confronti dell'Unione.
Lo scopo evidente è quello di serrare le fila dei suoi sostenitori, attraverso un messaggio del genere "possiamo farcela, ce la stiamo facendo! abbiate fiducia". Non certo un discorso alla Braveheart, ma del resto la compagnia cui si rivolgeva il Presidente del Consiglio non somigliava certo all'orgoglioso esercito scozzese del film di Mel Gibson.

Da rainews24.rai.it:
Ancona, 11 febbraio 2006

"Vi voglio dire che abbiamo commissionato un sondaggio ad un'azienda americana e vi posso dire che siamo in testa!". Lo ha annunciato il premier Silvio Berlusconi intervenendo ad un comizio di Forza Italia ad Ancona.

Sull’onda dell’entusiasmo Berlusconi ha poi detto: "Churchill ci ha liberato dai nazisti, Silvio Berlusconi ci libera dai comunisti".

Poi ha attacco il leader dell’Unione Romano Prodi: "E' un uomo di facciata", nel caso di vittoria del centro-sinistra "sarà presto spostato da un governo dove i comunisti, sempre gli stessi uomini, sono comandati da D'Alema".

"La sinistra utilizza contro di noi i dati delle statistiche elaborati dall' Istat. Ma la dirigenza dell' istituto nazionale di statistica è tutta nominata proprio dalla sinistra".


La simpatica scenetta ripresa da tutte le televisioni si presta in realtà a critiche sotto diversi punti di vista.
Innanzitutto la settimana scorsa proprio Berlusconi negava la validità dei sondaggi e soprattutto individuava una nuova categoria di nemici dell'Italia e della libertà: dopo le toghe rosse, i giornalisti rossi, le cooperative rosse, arriviamo adesso ai sondaggisti rossi. Il mondo è diventato comunista e non ce ne siamo accorti, sarà una carenza di comunicazione da parte dell'apparato bolscevico al potere...
I sondaggi sono stati utilizzati nelle ultime campagne elettorali un po' da tutti ovviamente a seconda della convenienza. La maggiore innovazione politica (per l'Italia) introdotta da Berlusconi fu proprio il ricorso ai sondaggi utilizzati a mo' di volano per consolidare la convinzione della sua superiorità nell'opinione pubblica.
E l'attendibilità dei propri sondaggisti, a naso sempre piuttosto vaga, ha subito varie vicissitudini. Come non ricordare i fuori onda trasmessi da Striscia in cui un esagitato Luigi Crespi faceva un tifo sviscerato per il proprio committente, o la triste scenetta delle bandierine rosse e blu di Emilio Fede?
Lo stesso Luigi Crespi dovette poi affrontare una bella grana il 28 settembre 2005. Da repubblica.it:
MILANO - L'analista e sondaggista Luigi Crespi è stato arrestato questa mattina nel capoluogo lombardo, da agenti della Guardia di finanza. L'inventore della precedente campagna elettorale di Silvio Berlusconi (quella del contratto con gli italiani e di "meno tasse per tutti"), è finito in manette nell'ambito dell'inchiesta sul crac da 35 milioni di euro della sua Holding di comunicazione, la Hdc, che contava circa 400 dipendenti, e che poi è finita in bancarotta.

Per questa vicenda l'imprenditore risultava indagato da oltre un anno. Il reato che i due magistrati incaricati dell'indagine, Roberto Pellicano e Laura Pedio, gli contestano è bancarotta fraudolenta aggravata e falso in bilancio per aver distratto circa 15 milioni di euro e aver "truccato" il bilancio di esercizio del 2002 di Hdc, la holding della comunicazione dichiarata fallita nel marzo dell'anno scorso. Nella stessa inchiesta sono indagati anche l'ex amministratore delegato della Banca Popolare Italiana (allora Bipielle), Gianpiero Fiorani, l'ad di Efibanca Enrico Fagioli e, per bancarotta preferenziale, Fulvio Pravadelli, manager di Publitalia.

Ma a far finire in carcere il sondaggista sono stati i timori dei magistrati di una recidiva e di un inquinamento delle prove raccolte. Infatti, come riporta il gip nell'ordinanza, Crespi dopo il fallimento di Hdc avrebbe di nuovo falsificato il bilancio del 2003 di CI & CI, la società attiva nel campo della comunicazione e che avrebbe creato insieme a Ekma Ricerche srl e "che di fatto gestisce per il tramite di prestanomi".


In particolare nell'ordinanza si evidenzia "la capacità" di Crespi di "strumentalizzare gli organi di stampa facendo filtrare le notizie non corrispondenti al vero e tali da compromettere l'andamento delle indagini". Senza contare che Crepi continua a mantenere "contatti con i giornalisti nella speranza di acquisire notizie circa l'andamento delle indagini".

"L'arresto di Crespi è scattato per il timore di un possibile inquinamento delle prove e per il rischio di reiterazione del reato", hanno spiegato gli investigatori. "L'inchiesta era in corso da oltre un anno Crespi aveva acquistato diverse società sovrastimandone il loro reale valore, e creando così un dissesto finanziario poi tentato di arginare falsificando bilanci. Oltre alle sopravvalutazioni, abbiamo scoperto anche delle distrazioni di denaro: alcune somme erano arrivate nelle tasche sue e di alcuni familiari".

Di fronte alla notizia dell'arresto, i familiari dell'imprenditore hanno espresso la loro "piena fiducia nella magistratura: siamo convinti che quanto accaduto costituisca il compiersi di un percorso che porterà alla messa in luce della verità sui fatti legati alla vicenda Hdc". Quanto al protagonista della vicenda, ecco le sue parole riferite dal legale, Stefano Toniolo: "Sono due anni che ricevo torti, forse questo è il meno grave tra tutti quelli subiti. Lo affronterò con serenità per dimostrare che sono una persona per bene, né un ladro né un criminale e che, anzi, in questa vicenda, io sono parte lesa".

In attesa di conoscere l'esito della vicenda, l'epilogo di oggi sancisce comunque la crisi profonda che ha investito un personaggio che per anni è sembrato vincente. Funzionario del Pci fino al 1989, poi affascinato da Bettino Craxi, Crespi - attraverso Datamedia, la sua società di rilevazioni statistiche - diventò celebre negli anni Novanta. Anche attraverso il sodalizio con Silvio Berlusconi, risalente al 1993: per il Cavaliere fu prima consulente per la comunicazione, poi sondaggista fedele. In seguito, attraverso il consorzio Nexus, ottenne incarichi dalla Rai e dalla presidenza del Consiglio. E alla fine, dopo una serie di incauti acquisti di società concorrenti, arrivò il crac.

Crespi è noto anche al grande pubblico, soprattutto per gli exit poll elettorali di Datamedia. Tra gli episodi più celebri quello del voto regionale del 1995, quando al Tg4 Emilio Fede, in base alla indicazioni di Crespi, piazzò bandierina del centrodestra in quasi tutte le regioni italiane. Salvo poi scoprire che la maggioranza era andata invece al centrosinistra.
Insomma, prima i sondaggi erano il pane per il Cavaliere, poi sono arrivati i sondaggisti rossi e, forse perché in Italia non si trovavano più istituti affidabili, si è rivolto ad uno statunitense. Non nominato.
Pur prendendo per buono tutto questo, succede che in settimana sono stati pubblicati diversi sondaggi tutti in favore dell'Unione che avrebbe la maggioranza dei voti con una percentuale oscillante tra il 51% ed il 52,5%.

Potete visionarli direttamente
qui:


Se perciò, avendo notato dai sondaggi un certo recupero ed avendolo associato al tema delle accuse al vetriolo verso il centrosinistra, Berlusconi aveva cercato di proseguire con maggiore veemenza su quella strada, si può desumere come il nesso non sussistesse o come in ogni caso non sia in grado di fornire al centrodestra ulteriori margini di consensi in tal senso.

Una ultima nota di colore. Sono davvero rimasto impressionato dalla folta chioma del Presidente del Consiglio. Sembra che si impegni al massimo, qui con successo, per somigliare alle ammiccanti foto dei manifesti elettorali che lo hanno celebre sin dal 1994. Devo dire che si intonano perfettamente al sorriso, altrettanto costruito, con cui intride i propri discorsi (non so quanto cià si riveli utile e quanto controproducente per lui, in altre parole). In confronto Prodi che si tinge i capelli fa davvero tenerezza.

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Bestie

Avete mai guardato i vostri amici, parenti, vicini, passanti allo stesso modo con cui si guardano gli animali?
In effetti spesso ci manca, nell'interloquire con il mondo di umani che ci circonda, quello spirito del documentarista utile a riportare le situazioni vissute o anche solo conosciute in un più ampio schema relazionale. Così, si tende spesso a non considerare che anche le persone sono in fondo delle bestie.

Questo angolo di web intende cercare di togliere a fatti e persone ivi ricondotti le maschere di cui essi si servono per sembrare più simili all'immagine che vogliono trasmettere di sé. Un viaggio ruvido, ma schietto, in mezzo agli animali che ci circondano ed ai loro comportamenti per scoprire che il re, l'homo sapiens sapiens, in fondo è sempre nudo.

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