giovedì, marzo 23, 2006

 

Sentendo, leggendo, pensndo

Mi sembra che i giudizi che si danno troppo facilmente su persone e fatti a noi sconosciuti alla fine vengono offorti sulla base di pensieri precostituiti in un senso o nell'altro. Non dei fatti

Le valutazioni, positive e negative, si polarizzano allora attorno a sedimenti interpretativi già presenti nella testa. Si cerca di trovare ragioni per poi esibire la dimostrazione di una tesi, invece di interpretare criticamente e in maniera constestualizzata ciò che ci circonda.

Voglio (= provo a) essere cattivo, cinico se volete, ma intellettualmente onesto.

No, noi non sapiiamo una emerita sega di quanto sia valsa in vita una persona poi morta gridando una frase patriottica. Si ricorda altro di lui? Non sappiamo se era andata a fare un mestiere ai limiti della legalità (e di cui conosceva bene i rischi) per pagarsi mutui, o perché gli piaceva fare sei mesi da rambo e sei mesi la "bella vita". Non sappiamo se era un uomo buono o cattivo, se faceva bene al prossimo o meno. Oggetivamente non lo sappiamo. Non io perlomeno.

L'esposizione mediatica cui è stato sottoposto quattrocchi in tempi in cui anche un brufolo sul culo di una velina fa notizia e serve per riempire i telegiornali, ha portato ad avvalorarlo di medaglia. Gli si vogliono istituire piazze e strade. Si costruisce una figura eroica su una frase detta, non su atti concreti di eroismo.

A qualcuno negli stati uniti, colpevole certo di reati pesanti, non sono valsi tuttavia anni di impegno sociale, di libri, di riconoscimenti pubblici, di candidature al nobel per la pace ad essere sottratto ad una sentenza di morte. Il boia del resto non è granché acculturato, dovendo semplicemente apporre una firma in calce al decreto di condanna...

Callipari è morto sacrificandosi per qualcuno (non mi importa disquisire se meritevole o meno, non è questione di coloriture; anche qui…). Fosse morta una delle ragazze rapite mentre era ad aiutare volontariamente i bambini irakeni sarebbero stati un sacrificio e una perdita eroici.

I gesti meritano mille volte più delle parole perché suscettibili di produrre, loro sì, delle conseguenze. Anche senza ritorno.

Sono un iconoclasta, lo so.


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